Exploratory testing: 5 charters già pronti
Exploratory testing: 5 charters già pronti
L’exploratory testing è quel momento in cui il tester smette di essere solo “esecutore di casi di test” e diventa un po’ detective, un po’ hacker, un po’ product owner frustrato. È la parte del lavoro in cui puoi usare davvero la testa, ma senza struttura rischia di diventare una passeggiata casuale nell’applicativo invece che una sessione che porta valore.
Qui entrano in gioco i test charter: piccole “missioni” che ti dicono dove concentrare la tua esplorazione, cosa ti interessa davvero verificare e come racconterai ciò che hai trovato. Nelle pratiche di Session-Based Test Management, il charter è il cuore di ogni sessione: definisce obiettivo, ambito e vincoli, lasciando alla creatività il modo in cui arrivarci.
In questo articolo ti porto 5 charters già pronti, pensati per chi fa testing funzionale e lavora in contesti agili o semi-agili, con scadenze che ti respirano sul collo e requisiti che cambiano al lunedì mattina. Li puoi copiare, adattare, remixare per il tuo progetto.
Che cos’è davvero l’exploratory testing
L’exploratory testing è un approccio in cui progettazione dei test, esecuzione e apprendimento avvengono insieme, nella stessa sessione. Non prepari 200 casi di test in anticipo: parti da un obiettivo, esplori il sistema, prendi appunti, impari e adatti la tua strategia mentre vai avanti.
Rispetto al testing scriptato, questo approccio:
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aumenta la probabilità di trovare bug “strani”, quelli che nessuno aveva previsto
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ti permette di reagire quando i requisiti sono incompleti, ambigui o ancora in discussione
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aiuta a vedere il prodotto come lo vedrà l’utente, non come lo vede il documento di analisi
Nel mondo reale, specialmente in ambito agile, l’exploratory testing funziona benissimo con sprint rapidi, feature in continuo cambiamento e release frequenti. Diventa un acceleratore di feedback, soprattutto se lo accompagni con charters chiari e sessioni timeboxed.
Perché usare un test charter nelle sessioni esplorative
Un test charter è una specie di missione scritta per la tua sessione di exploratory testing. È breve, concreta e risponde a domande come:
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Che cosa voglio imparare o scoprire in questa sessione?
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Quale parte del sistema esplorerò?
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Quali rischi, qualità o scenari voglio mettere sotto stress?
I charters nascono proprio nel contesto del Session-Based Test Management per rendere l’exploratory testing più gestibile e misurabile, senza uccidere la creatività del tester.
Senza charter:
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le sessioni finiscono per essere troppo generiche (“guardo un po’ in giro”)
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il report finale è spesso vago
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il confronto tra due sessioni diverse diventa quasi impossibile
Con un buon charter, invece, ottieni:
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focus: sai dove concentrare la tua energia mentale
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traccia: puoi raccontare che cosa hai testato e perché
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allineamento: PO, dev e tester vedono la stessa missione
Dal punto di vista manageriale, i charters sono oro: permettono di stimare copertura, distribuire meglio le aree di rischio tra i tester e collegare ciò che viene testato agli obiettivi di prodotto.
Come usare questi 5 charters nel tuo contesto
I 5 charters che trovi tra poco sono stati pensati in modo da essere:
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abbastanza generici da funzionare in settori diversi (sanitario, automotive, e-commerce, banking…)
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abbastanza concreti da poterli prendere e usare in una vera sessione domani mattina
Ti suggerisco di mantenere una struttura comune per tutti i charters, ad esempio:
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una missione chiara: cosa vuoi ottenere
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un ambito esplicito: cosa è dentro e cosa è fuori
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un insieme di focus di qualità o di rischio: prestazioni, error handling, coerenza dati, usabilità
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un timebox dichiarato: ad esempio 60 o 90 minuti
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qualche nota su dati, utenti tipici o precondizioni
Nel tuo template reale potresti inserire campi come titolo del charter, missione, area del sistema, vincoli, durata prevista e spazio per note e bug trovati. Le pratiche di session-based testing consigliano sessioni brevi e concentrate, spesso da 60 a 120 minuti, con una fase di debrief finale.
L’idea è semplice: per ogni charter che trovi qui, puoi copiarne il testo, adattarlo al tuo dominio, stamparlo o inserirlo nel tuo tool di test management, e usarlo come base per una sessione esplorativa completa.
I 5 charters già pronti per le tue sessioni di exploratory testing
Di seguito trovi i 5 charters. Per ognuno troverai: il contesto tipico, la missione, l’ambito, i focus e qualche suggerimento pratico. Non sono solo descrizioni teoriche: sono fatti per essere incollati in un template e trasformati in azione.

Charter 1 – Nuova funzionalità: flusso felice end-to-end
Questo charter è pensato per quando arriva una nuova feature “grossa”: un nuovo flusso di acquisto, una nuova pagina di prenotazione, una nuova funzionalità di configurazione in ambito automotive o sanitario.
Contesto
La funzionalità è stata appena integrata sull’ambiente di test. Hai qualche requisito, magari uno schema di flusso, forse qualche user story. Non è ancora il momento di far saltare in aria tutto con casi limite estremi: prima di rompere il sistema, vuoi capire se il cosiddetto happy path regge davvero.
Missione del charter
Esplorare il flusso principale della nuova funzionalità come lo percorrerebbe un utente reale, dalla prima azione fino al completamento, verificando che:
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sia possibile arrivare alla fine senza blocchi
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i dati fondamentali siano salvati in modo coerente
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i messaggi e le etichette siano comprensibili
Nel template potresti scrivere una missione simile a questa:
“Esplorare il flusso principale di [nome funzionalità] dal punto di ingresso X fino alla conferma finale, verificando che l’utente possa completare l’azione senza errori bloccanti e con dati coerenti.”
Ambito
Resta dentro i confini del flusso felice. Usa dati realistici ma “puliti”: niente valori limite, niente input volutamente sbagliati. Non approfondire scenari di rollback o error handling; verranno coperti da un charter dedicato.
Focus principali
Durante la sessione concentrati su coerenza funzionale, correttezza dei dati e allineamento con le aspettative di business. Poniti domande come:
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L’utente capisce sempre dove si trova nel flusso?
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Ci sono punti in cui il caricamento sembra infinito o poco chiaro?
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Il risultato finale corrisponde a ciò che il PO si aspetta realmente?
Durata suggerita
Una singola sessione di 60 minuti di exploratory testing, con altri 15 minuti alla fine per sistemare note e bug report.
Questo charter è perfetto all’inizio del ciclo di test sulla feature. Fa emergere subito i problemi grossi che impedirebbero qualsiasi altra esplorazione sensata.
Charter 2 – Regressione esplorativa sul flusso critico
Una delle situazioni più frequenti: il team ha toccato una parte centrale dell’applicativo, magari per ottimizzare performance o integrare un nuovo servizio, e tu devi assicurarti che non sia esploso tutto il resto.
Contesto
Stai lavorando su un flusso critico per il business: pagamenti, invio di ordini, firma di documenti, gestione di dati clinici, configurazione veicolo. Gli automatismi di regression coprono già una parte, ma sai benissimo che non vedono tutto.
Missione del charter
Esplorare il flusso critico interessato dalle modifiche recenti, concentrandosi sulle interazioni tra i vari step, sui punti in cui i dati passano da un sistema all’altro e sui possibili impatti collaterali.
Nel tuo template puoi sintetizzare così:
“Esplorare il flusso critico [nome flusso] con particolare attenzione ai punti toccati dalle modifiche di release X, cercando regressioni funzionali, inconsistenze di dati e anomalie nei percorsi alternativi più frequenti.”
Ambito
Copri il flusso principale e almeno due o tre percorsi alternativi realmente usati dagli utenti (ad esempio modifica di un carrello, modifica di un ordine in bozza, cambio di opzioni in configurazione). Non entrare nei casi ultra patologici: si tratta di una regressione esplorativa, non di un crash test totale.
Focus di rischio
Concentrati su:
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punti di integrazione tra servizi o microservizi
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transizioni di stato rilevanti (bozza → confermato, in attesa → completato, ecc.)
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calcoli economici o combinazioni di configurazione che toccano molti componenti
Fai attenzione a sintomi subdoli: numeri che non tornano, stati che restano “appesi”, schermate che si aggiornano solo a metà.
Durata suggerita
Una sessione da 90 minuti è spesso ideale per questo tipo di charter, con un debrief a voce o scritto per condividere rapidamente dove hai concentrato l’attenzione.
Charter 3 – Compatibilità browser / dispositivi e UI “sporca”
A volte il problema non è la logica di business, ma come la feature sopravvive fuori dall’IDE perfetto del dev. Questo charter serve a stressare la funzionalità su combinazioni realistiche di browser e device, incluse situazioni poco amichevoli: rete lenta, viewport ridicoli, tastiera che copre i campi importanti.
Contesto
App web responsive, portali B2B usati su laptop vecchi, applicazioni usate in contesti reali con Safari su iPhone, Chrome su Android, laptop con 300 tab aperte. Qualcuno ha detto “tanto è responsive”? Qui verifichi quanto è vera questa frase.
Missione del charter
Esplorare la funzionalità X su almeno due browser e due dispositivi diversi, osservando layout, comportamento degli elementi interattivi, leggibilità e fluidità delle azioni principali, anche in condizioni non ideali.
Puoi trasformarla così nel tuo template:
“Esplorare la funzionalità [nome] su combinazioni di browser e dispositivi rappresentative degli utenti reali, verificando layout, usabilità e assenza di malfunzionamenti legati a viewport, input touch e prestazioni percepite.”
Ambito
Focalizzati sulle schermate e i flussi più usati dagli utenti. Non serve coprire l’intera applicazione: scegli una manciata di percorsi chiave, quelli che generano più traffico o più valore.
Focus pratici
Dal punto di vista dell’osservazione, pensa a:
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testi che vanno a capo in modo assurdo
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pulsanti che spariscono sotto la tastiera mobile
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elementi cliccabili troppo vicini tra loro
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spinner infiniti che non dicono nulla a chi aspetta
Gioca con la dimensione della finestra, ruota lo schermo, cambia rapidamente tab. Simula che l’utente sia distratto, di fretta e con poca pazienza. È esattamente così nella vita reale.
Durata suggerita
Una sessione di 60 minuti è spesso sufficiente se ti concentri sulle aree giuste. A volte può essere utile ripetere lo stesso charter in un secondo momento, su una combinazione di device diversa.
Charter 4 – Errori, input sporchi e messaggi al limite del troll
Qui si entra nella parte più divertente: provare a rompere il sistema in modo intelligente. Non attraverso script di test di carico, ma “pensando male” come un utente distratto, maldestro o deliberatamente creativo.
Contesto
La funzionalità esiste già, magari da tempo. In produzione però arrivano ticket con comportamenti strani, oppure sai che gli utenti fanno un uso poco ortodosso dei campi. Il sistema funziona bene con input puliti, ma la vita reale ti suggerisce che non sarà sempre così.
Missione del charter
Esplorare come la funzionalità reagisce a input incompleti, errati, inconsistenti o borderline, osservando in particolare:
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la qualità dei messaggi di errore
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la capacità del sistema di non “rompersi”
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la coerenza dello stato dei dati dopo l’errore
Nel template puoi usare una formula di questo tipo:
“Esplorare la gestione degli errori e degli input non validi nella funzionalità [nome], verificando messaggi mostrati all’utente, integrità dei dati e possibilità di recupero del flusso senza effetti collaterali.”
Ambito
Scegli una o due aree con input intensivi: form di registrazione, configurazioni complesse, parametri di ricerca, impostazioni tecniche. Prova combinazioni che un utente reale potrebbe creare per distrazione, nervosismo o abitudine a fare copia-incolla da Excel.
Focus “cattivi ma giusti”
Metti alla prova:
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campi obbligatori lasciati vuoti
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valori ai limiti (massimi caratteri, numeri molto grandi, date estreme plausibili)
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sequenze di azioni ripetute velocemente (click multipli, doppi invii)
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navigazione avanti-indietro con il browser durante step delicati
Osserva se il sistema:
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perde dati già inseriti senza motivo
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presenta messaggi tecnici incomprensibili
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rimane in stato intermedio da cui l’utente non sa come uscire
Durata suggerita
Sessione da 60 a 75 minuti, con un po’ di tempo per raggruppare gli errori trovati in pattern: è molto utile per suggerire miglioramenti mirati al team.
Charter 5 – Usabilità e coerenza: dal punto di vista dell’utente
Questo charter è pensato per guardare la funzionalità attraverso gli occhi di un utente reale, non di un tester o di un dev. La domanda non è solo “funziona?”, ma “ha senso?” e “una persona normale riuscirebbe a cavarsela senza bestemmiare?”
Contesto
L’applicazione è ormai ricca di feature, le release si susseguono, ogni sprint aggiunge campi, opzioni, parametri, link, toaster, banner, popup. La funzionalità in sé funziona, ma l’esperienza complessiva inizia a diventare pesante.
Missione del charter
Esplorare la funzionalità X dal punto di vista di un utente target specifico (ad esempio un medico, un venditore, un operatore di call center, un cliente finale), valutando chiarezza dei flussi, comprensibilità dei testi, coerenza del linguaggio e frizione complessiva nell’eseguire l’attività principale.
Nel template potresti scrivere:
“Esplorare la funzionalità [nome] impersonando il ruolo [tipo utente], verificando se riesce a completare il compito principale in modo fluido, con testi comprensibili e segnali chiari su errori, progressi e risultati.”
Ambito
Scegli uno scenario concreto e realistico, legato a un compito che l’utente svolge spesso. Per un e-commerce può essere “acquisto con codice sconto”; per un’app automotive potrebbe essere “configurazione veicolo con pacchetti opzionali”; per il sanitario “inserimento e validazione di un nuovo paziente con esami associati”.
Focus sull’esperienza
Durante la sessione, fai finta di non conoscere il sistema. Poniti domande come:
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Capisco sempre qual è il prossimo passo?
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Il sistema mi dà feedback chiaro quando succede qualcosa di importante?
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I messaggi usano lo stesso linguaggio del business o gergo tecnico interno al team?
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Quante volte mi ritrovo a pensare “questa cosa la rifarei meglio”?
Annota irritazioni, piccole frizioni, momenti di confusione, punti in cui temi che l’utente possa commettere errori gravi. Non sono “solo dettagli”: spesso sono ciò che differenzia un prodotto sopportabile da uno davvero usabile.
Durata suggerita
Sessione di 60 minuti, eventualmente da ripetere impersonando un altro tipo di utente in futuro.
Come integrare questi charters nel tuo processo reale
Mettere in pratica questi 5 charters non significa stravolgere tutto il tuo processo di test. Puoi iniziare in modo molto pragmatco.
Per una nuova feature, programma almeno:
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una sessione dedicata al Charter 1 all’inizio
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una sessione di Charter 4 quando la feature è matura
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una sessione di Charter 5 prima del via libera finale
Per i flussi critici già esistenti, inserisci il Charter 2 come check fisso nelle regression più importanti, ad esempio pre-release major. Il Charter 3 ti torna utile ogni volta che una funzionalità viene considerata “praticamente pronta” e qualcuno dice la frase fatale “tanto è solo front-end”.
Se usi un tool di test management che supporta l’exploratory testing, puoi registrare questi charters come template e avviarli come sessioni esplorative con timebox, note e bug collegati automaticamente.
Man mano che li usi, aggiornali con esempi e note emerse dalle sessioni reali. Diventeranno un piccolo framework personale o di team per gestire l’exploratory testing con più consapevolezza.
Conclusione
L’exploratory testing fatto bene non è “gioco libero nel prodotto”. È una pratica seria, allenabile, che porta alla luce bug importanti e problemi di esperienza utente che i test case tradizionali spesso mancano.
I test charter sono l’anello che tiene insieme creatività e struttura. Senza, rischi la sessione caotica che nessuno sa spiegare a posteriori. Con charters chiari come quelli che hai visto, puoi dimostrare cosa hai testato, perché, quanto tempo ci hai investito e quali rischi hai effettivamente coperto.
Il bello è che questi 5 charters sono solo un punto di partenza. Puoi crearne altri su misura per il tuo dominio: sicurezza, performance percepite, integrazioni specifiche, migrazioni dati. L’importante è che la missione sia chiara, l’ambito dichiarato e il tempo limitato.
Se nel tuo team l’exploratory testing è ancora visto come “quello che facciamo quando avanza tempo”, è il momento di cambiare narrativa. Porta questi charters alla prossima retro o refinement, proponi di inserirli nel piano di test della prossima release e dimostra con fatti e bug trovati che non si tratta di tempo extra, ma di una copertura che mancava.
Un passo per volta, l’exploratory testing può passare da attività solitaria del tester volenteroso a competenza condivisa dal team. E quando sviluppo, prodotto e QA iniziano a ragionare in termini di missioni esplorative, il salto di qualità nella robustezza del software si vede.
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