Sogno ed. 2026

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    Sogno

    È la sera del 31 dicembre 2026.
    Sono sul divano, le luci di casa sono basse, Netflix è in pausa, il Kindle è sul tavolino e per la prima volta da un bel po’ mi viene spontaneo pensare: “Oh, ma lo sai che quest’anno, alla fine, ha girato?”

    Non è stato un anno perfetto, non è stato un film.
    Però se guardo la me di due anni fa e la me di adesso… la ruota non è più quella cosa smelangolata che sobbalzava a ogni metro. È ancora un po’ storta in certi punti, ma adesso gira. E questa è già una rivoluzione.

    🦾 Corpo

    Il mio corpo non è diventato improvvisamente quello di una sportiva da copertina, e va bene così.
    La schiena c’è ancora, il piede si fa sentire ogni tanto, ma non è più il centro della mia vita.

    La mattina mi alzo dal letto senza quel pensiero fisso “oddio, oggi quanto farà male?”. Ci sono giorni più facili e giorni un po’ più tosti, ma la paura di bloccarmi a ogni movimento non detta più legge su tutto il resto.

    Ho trovato un modo di muovermi che mi rispetta: cammino più di quanto riuscissi a fare nel 2025, mi concedo i miei piccoli giri, le mie pause lente. Non corro maratone, ma so fare quella manciata di minuti di corsetta leggera o camminata sostenuta che, per me, sono un segnale chiaro: “Vedi? Siamo ancora vivi, io e te.”

    Ho perso qualche chilo, non numeri folli, ma abbastanza da sentirmi meno ingabbiata nei vestiti e nello specchio. Alcune maglie mi cadono meglio, alcune foto non le devo cancellare subito.
    Non mi guardo con odio: mi guardo con un misto di tenerezza e rispetto. Questo corpo ha passato un intervento importante, ha retto dolori, paure e giornate infinite, e adesso mi permette di fare la mia vita con molta più dignità di prima. Non gli chiedo la perfezione. Gli chiedo di restare con me, e lui sta facendo la sua parte.

    Mi sveglio con più energia di quella che avevo nel 2024–2025. Non ogni singolo giorno, ma in media sì. Ho una mia routine “alla versione soft della 6–23”, che non mi ammazza ma mi dà struttura. E il mio livello di batteria al mattino, ora, non è più fisso al 15%.

    🧠 Mente

    La mia testa è ancora curiosa, ancora piena di idee, ancora capace di innamorarsi di mille cose diverse.
    La differenza è che adesso non mi perdo più nel caos.

    Il percorso di Full Stack non è più un “corso infinito da finire un giorno”: lo vedo nel mio Git, nei progetti che ho toccato, nelle cose che adesso so fare senza dover copiare e incollare alla cieca. Non sono “la dev perfetta”, ma non sono neanche più quella che si sente abusiva davanti a ogni riga di codice.

    L’ISTQB non è rimasto solo un desiderio vago: i concetti, i modelli, il modo di ragionare sul testing sono entrati nel mio modo di lavorare. Quando affronto una feature, un bug, una regressione, non vado più “a sentimento” come anni fa: ho una struttura mentale chiara dietro, e questo mi dà sicurezza.

    L’intelligenza artificiale non è più solo uno strumento da smanettamento: è integrata nella mia testa come alleata. Mi aiuta a ragionare meglio, a testare meglio, a produrre contenuti, a progettare in modo più lucido. Non mi sostituisce, mi amplifica.

    Non passo più la vita con dieci corsi aperti e zero completati.
    Ho imparato a scegliere: massimo due focus grossi alla volta. Gli altri vanno nel mio “parcheggio mentale” e non mi succhiano energia. È strano da dire, ma la Mente adesso è più leggera pur sapendo molto di più.

    E, in mezzo a tutto questo, ci sono sempre i libri. Non li ho mai abbandonati. Ho letto meno spazzatura e più storie che mi hanno lasciato qualcosa addosso. Alcuni titoli sono diventati punti di riferimento, frasi che mi tornano in mente mentre cammino o mentre cucino.
    La mia mente è più piena, ma meno ingolfata.

    ❤️️ Cuore

    Il mio raggio del Cuore non è diventato una favola Disney, e meno male.
    È diventato qualcosa di più raro: vero.

    In questi due anni ho recuperato qualche pezzo di passato che meritava una seconda possibilità. Ho riallacciato rapporti con chi era davvero “pari” a me, con chi condivideva interessi, visione del mondo, rispetto reciproco. Non con tutti, non con chiunque. Con le persone giuste.

    Le nuove conoscenze non sono rimaste solo contatti da chat. Alcune sono diventate amicizie solide: gente che c’era quando le cose non andavano, non solo quando c’era da ridere. Non ho una folla attorno, ma ho un piccolo gruppo di persone con cui so che posso essere me stessa senza filtro. E questo vale più di qualsiasi “cerchia sociale” estesa.

    Con la mia famiglia abbiamo trovato un equilibrio nuovo. Io sono andata avanti, ho fatto passi verso una vita più autonoma, ho portato avanti i miei progetti, ma il filo non si è spezzato. Le differenze generazionali ci sono sempre – over 65 loro, under 50 io – ma la comunicazione non si è chiusa. Ci sentiamo, ci vediamo quando possibile, ci raccontiamo le cose importanti. Non viviamo la stessa vita, ma apparteniamo alla stessa storia.

    Sul fronte relazioni amorose, non sto ripetendo il copione vecchio.
    Ho smesso di lasciare entrare chi vuole solo essere il centro del mio mondo perché non ne ha uno suo. Ho smesso di giustificare mancanza di rispetto, superficialità, disprezzo per ciò che per me è sacro: stabilità, famiglia, futuro, casa, lavoro.

    Che io stia chiudendo questo 2026 da sola o con una relazione accanto, la differenza rispetto a prima è questa:
    non mi sento “meno” se non c’è nessuno, e non mi perdo se c’è qualcuno.

    Se sono single, la mia vita non è in attesa di un protagonista.
    Se sono in coppia, è con qualcuno che cammina accanto, non sulle mie spalle. Una persona con un suo mondo, una sua etica, una sua voglia di costruire, che non ridicolizza i miei desideri di casa, stabilità e serenità economica.

    In ogni caso, il Cuore non è più un buco nero pieno di drammi: è uno spazio abitato da persone che vogliono vedermi crescere, non spegnermi.

    Ragazza di spalle seduta su un letto sfatto, avvolta da coperte color crema, che guarda un cielo notturno pieno di piccole luci dorate e pagine di libro che fluttuano nell’aria, come stelle cadenti; atmosfera calda e magica che richiama il mondo dei sogni, dell’immaginazione e delle storie che prendono vita.

    🧘 Anima

    Il mio rapporto con l’Anima è sempre particolare, molto mio, lontano dal religioso classico.
    Non sono diventata una persona tutta incensi e mantra, non ho fatto ritiri nel nulla, non ho cambiato etichetta spirituale. Ma ho smesso di ignorare quella parte di me che chiede silenzio, presenza, profondità.

    La lettura è rimasta il mio atto spirituale principale. Ho difeso dei momenti solo per me e un libro, senza telefono, senza notifiche. Mi sono concessa serate in cui spegnere il mondo e accendere solo le pagine. In quelle ore, fuori potrebbe anche esserci l’apocalisse, ma io sono lì, tra un protagonista e l’altro, a vivere vite che mi allargano l’anima.

    Mi sono tenuta stretti anche i piccoli rituali sensoriali: un bagno caldo con candele e profumi almeno ogni tanto, quei momenti in cui il corpo si rilassa e il cervello smette di produrre, controllare, organizzare. Non sono lussi, sono ossigeno.

    E poi il movimento lento: qualche camminata fatta con intenzione, non per allenamento ma per centrarmi. Il rumore dei passi, l’aria sulla faccia, il cielo sopra la testa: sono stati, e sono, modi semplici per tornare presente nel qui e ora.

    Ho magari sperimentato qualcosa di nuovo, tipo puzzle, journaling, qualche esercizio base di meditazione. Niente di estremo, niente identità nuove da appendermi addosso. Solo piccoli modi di ricordare a me stessa che non sono solo quello che faccio, ma anche quello che sento.

    La mia Anima oggi non è illuminata, ma è nutrita. E non è poco.

    💼 Abito

    Nel 2025 mi sentivo sottopagata, sottovalutata, bloccata in una RAL che non rispecchiava né il mio impegno, né il mio mutuo, né la mia vita reale.
    Oggi non è così.

    Che sia nella stessa azienda, cresciuta di ruolo e stipendio, o in un posto nuovo, una cosa è successa: il mio Abito è diventato più allineato a chi sono e a cosa so fare. Non sono più sotto i 20k. La soglia psicologica dei 28k non è più un sogno campato in aria, ma un livello che ho raggiunto o sfiorato seriamente.
    Non navigo nell’oro, ma non mi sento più ridicola in busta paga.

    Il percorso Full Stack, l’ISTQB, l’esperienza accumulata nel QA, nel testing, nell’uso dell’IA, non sono solo righe sul CV: sono il mio modo di lavorare ogni giorno. Quando parlo del mio profilo, non mi sento più quella che “fa un po’ di tutto sperando che qualcuno se ne accorga”: so che posso presentarmi come una figura ibrida, solida, che porta valore concreto.

    La PI non è diventata la mia unica fonte di reddito – non era questo il piano – ma è cresciuta.
    È una seconda gamba vera: non solo lavoretti in più, ma un’attività con una sua identità, i suoi clienti, i suoi progetti. La scelgo io, non la subisco. Mi permette di lavorare su cose mie, di sperimentare, di avere quell’aria di libertà che il solo lavoro dipendente non mi darà mai.

    Non vivo più il famoso “posto fisso” come un ricatto: “o ti accontenti o muori di fame”. Lo vivo come uno dei pezzi del mio abito, non come tutta la mia pelle.

    💰Portafoglio

    Arriviamo al Portafoglio, il raggio che spesso fa più paura.

    Non sono diventata milionaria in due anni (spoiler: non funziona così), ma ho rotto una cosa fondamentale: la sensazione di precarietà cronica.

    Ho iniziato ad avere un risparmio che non è solo simbolico. Non sempre riesco a mettere via esattamente il 20% tutti i mesi, ma se guardo all’anno, vedo che una parte dei miei soldi non si è dissolta in bollette, ansia e imprevisti. È lì, crea spessore, fa da cuscinetto.

    La combinazione tra RAL più dignitosa e PI più strutturata ha iniziato a fare il suo effetto.
    Non è ancora il massimo del regime fiscale, ma so che la mia attività può crescere, e questo cambia totalmente la percezione del futuro.

    Il mutuo è sempre lì, lungo, ingombrante, ma non mi schiaccia come prima.
    Ho accorciato anche di poco l’orizzonte, o almeno so di avere più strumenti per non arrivare alla pensione con l’acqua alla gola. La prospettiva di “arrivare a un’età e avere anche qualche anno da vivere davvero” non mi sembra più fantascienza.

    Il denaro non è diventato un’ossessione, ma non è più un tabù sporco, un mostro sotto al letto.
    È uno strumento che sto imparando a usare. Non mi definisce, ma incide sulla mia libertà. E io ho deciso di portarlo dalla mia parte.

    Conclusione

    Se metto insieme tutto questo, la persona che vedo la sera del 31 dicembre 2026 è questa:

    Sono una donna che ha smesso di farsi andare bene il minimo sindacale in tutti i raggi della vita.
    Non ho rincorso la perfezione, ho rincorso la coerenza.

    Ho un corpo che, pur con le sue cicatrici e i suoi limiti, mi permette di vivere senza paura costante.
    Ho una mente allenata, selettiva, che non si lascia più travolgere da mille stimoli inutili.
    Ho un cuore circondato da poche persone giuste, non da tanta gente sbagliata.
    Ho un’anima che ha momenti di silenzio, di storie, di rituali, non solo di sopravvivenza.
    Ho un abito che mi rappresenta di più, che non mi sfrutta senza restituire.
    Ho un portafoglio che inizia, finalmente, a fare il suo mestiere: proteggermi, non incatenarmi.

    Perché voglio essere questa persona?
    Perché mi sono stancata delle versioni di me che si adattano sempre al ribasso, che mettono gli altri al centro, che chiedono scusa per esistere, che si dicono “tanto è già tanto se…”.

    Quello che è cambiato, alla fine, è una cosa sola: ho smesso di aspettare di essere “perfetta” per iniziare a trattarmi meglio.
    Ho iniziato nel momento in cui ho deciso che la mia ruota smelangolata meritava almeno di provare a girare in modo più fluido.

    Il quando di questa rivoluzione?
    Non è stato un giorno solo. È iniziata quando ho cominciato a darmi voti sinceri nei raggi, quando ho scritto questi esercizi senza fingere, quando ho ammesso cosa non mi andava più e cosa volevo davvero.
    E ogni piccolo passo dopo quello è stato un “sì” in più alla persona che sto diventando.

    Adesso, sul divano, la sera del 31 dicembre 2026, guardo indietro e mi dico:
    non ho fatto tutto, non ho sistemato tutto, non ho vinto tutto.

    Ma una cosa sì: ho scelto me.
    E la ruota, finalmente, si muove nella direzione giusta. 💜

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